Umanoidi, intelligent car, robot ballerini… anche uno studente non vedente ha scoperto i robot.

 

Ad accompagnare Federico al 5° Trofeo internazionale Città di Roma di Robotica ci sono i compagni di classe del primo anno del liceo scientifico E. Majorana di Guidonia, l’insegnante di sostegno e Luisa del Centro S. Alessio.
I coetanei di Federico sono affascinati dalla gare e si sono concentrati nell’Aula Magna del Galilei per seguire le sfide. Anche Federico vorrebbe toccare con mano cos’è la robotica e capire perché questi autonomi sono in grado di fare prodigi, come giocare in un campo di calcio.
Luisa si avvicina timidamente allo staff della Fondazione Mondo Digitale. “Federico può toccare un robot?”, chiede. Ci guardiamo. Siamo tutti indaffaratissimi. Stiamo seguendo due troupe televisive. Accanto a noi c’è la squadra americana. Una ragazza è stata da poco intervistata e non è ancora rientrata in campo. Questi giovani progettisti saranno gelosi delle loro creature? Ci chiediamo dubbiosi. Lasceranno toccare sensori e microchip ad un ragazzo che sembra inesperto? Ma le nostre paure sono subito smentite dalla prima risposta, la studentessa americana dice subito “Yes, no problem”. In pochi secondi nelle mani di Federico c’è un calciatore umanoide. Il tocco di Federico è delicato, affascinato, curioso. Ringrazia grato.
E noi prendiamo coraggio e accompagniamo Federico nell’area espositiva. Prima tappa nello stand di Intel, con due ricercatori americani ad animare i robot. La disponibilità è straordinaria. Federico esplora il coccodrillo costruito con i mattoncini Lego, poi un altro umanoide e infine il gigantesco ragno. Ascolta con attenzione le spiegazioni tecniche. Ha mani che vedono, precise, attente.
Ci avviciniamo alle stand del Secondo Circolo didattico di Eboli, affollato di robot in costume, delicatissimi. Una maestra è subito disponibile. Guida le mani di Federico e spiega, robot per robot, come è realizzato il costume. Poi ci sono anche gli strumenti musicali come il tamburo, fatto con una scatoletta di tonno… Federico si ferma a lungo e ascolta attento, tocca e riconosce. Annuisce. La passione della maestra è straordinaria, contagiosa.
 
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Ma le sorprese non finiscono. Ci avventuriamo in palestra. Ad animare stand e laboratori, ci sono anche studenti come Federico, forse appena più grandi. Sapranno trasformare la loro breve esperienza in un racconto tattile? Cominciamo con il Fermi di Roma. Valerio si avvicina a Federico e guida sicuro le sue mani nel plastico che simula il traffico delle auto. Poi è la volta del robot pinguino che balla a ritmo di musica… E così scopriamo che la robotica fa anche crescere i ragazzi, umanamente, rendendoli aperti, disponibili, capaci di mettersi in gioco.
Nello stand successivo c’è il robot risolutore del cubo di Rubik. Ovunque stessa disponibilità. Dita che si incrociano e si guidano. Tra le mani di Federico un attimo dopo ci sono le ruote prodigiose realizzate dai ragazzi del Vallauri di Fossano. Ruote indipendenti che fanno muovere una macchina-robot in ogni direzione. I ragazzi spiegano e Federico ascolta, tocca e capisce al volo anche i dettagli più tecnici. L’esplorazione di Federico continua, stand dopo stand, instancabile.
Non c’è dubbio, per la scuola la robotica educativa è davvero una risorsa straordinaria!
 
 
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