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Imponderabile e soggettivo. Me verso San Paolo

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VAI

 

VAI: um pequeno sistema de irrigacao, cujos efeitos vem sendo enormes no exuberante florescimento cultural das periferias paulistanas nos ùltimos anos”

 

Ralf Rickli

 

Il programma VAI nasce a San Paolo nel 2004 ed è un sistema di finanziamenti rivolto a giovani con scarse possibilità economiche interessati allo sviluppo di progetti culturali e umanitari. Per 'giovani' si intende la fascia che va principalmente dai sedici ai ventinove anni di età. La tipologia di finanziamento che è stata pensata è di forma 'diretta', ovvero senza un intermediario tra i destinatari del finanziamento e il governo finanziatore. Una minoranza dei progetti sono rivolti a persone giuridiche, ma VAI si rivolge soprattutto alle persone fisiche.

In questi termini, il programma VAI è stato una vera e propria innovazione in Brasile, che ha dato luogo ad una proposta di legge ad hoc alla Camera.

La storia di VAI mi è stata raccontata da Gil Marcal - una trentina d'anni al massimo - coordinatore del programma dal 2005. Tutto cominciò negli anni '80-'90, quando, all'interno della Camera Municipale iniziarono a crearsi delle Commissioni, una tra queste la Commissione dedicata ai giovani.

L'attivazione di questa Commissione iniziò soltanto nel 2001, attraverso una serie di dibattiti, studi e riflessioni sull'universo giovanile e sul rapporto di esso con varie tematiche quali il lavoro, la violenza, la cultura, l'ambiente, l'educazione, a cui parteciparono i giovani stessi e le tutte quelle persone interessate a conoscere quali fossero le loro attività all'interno delle comunità di appartenenza. Dalla Commissione partirono gruppi di studio che andassero a scoprire la realtà delle periferie. ''Venne sfatato un mito: quello per cui si ritiene che nelle periferie non ci sia cultura. Non era affatto vero. C'era! E erano proprio i giovani a farla. Non si trattava di attività istituzionalizzate, c'erano gruppi di giovani che organizzavano eventi, con grandi difficoltà, non soltanto economiche''. Quello che emergeva è che c'era un grande discredito all'interno della società nei confronti dei giovani. Il progetto VAI era proprio destinato a minare alle fondamenta questo discredito: ''Possiamo dare dei soldi in mano ai giovani? Possiamo appoggiare le loro iniziative e renderli autonomi nella loro realizzazione?''.

VAI ha un carattere innovatore per questo, perchè ha una visione diversa dei giovani che adesso si rivelano soggetti produttori di azioni significative per loro stessi e per la città in cui vivono. Con l'inizio del programma, sono diventati in tutto e per tutto i veri protagonisti della scena. Dal primo finanziamento del 2004 che corrispondeva a 15.000 reais per l'edizione annuale del progetto, oggi siamo arrivati a 23.000 reais. E le cose vanno ancora avanti.

Come avviene la selezione dei progetti in gara? C'è una commissione di 16 persone, 8 delle quali sono membri della prefettura di San Paolo e 8 appartengono alla società civile e vivono direttamente le esperienze culturali giovanili.

''Quello che prevale all'interno del progetto VAI'', spiega Gil, ''non è un qualche intento pedagogico, bensì formativo. Ci interessa l'apprendimento di questi ragazzi, cioè che sappiano loro stessi come si crea un progetto e come deve essere articolato per l'approvazione. Non ci interessano i progetti perfetti, a noi interessano quelli che abbiano soprattutto bisogno di crescere, di svilupparsi''. Gil mi mostra un opuscolo che VAI ha redatto appositamente affinchè i ragazzi interessati a presentare un progetto siano in grado di stilarlo correttamente in tutte le sue parti. ''E' questo ciò che significa renderli autonomi, dar loro credito. Hanno bisogno di chi li guidi nella loro formazione e soprattutto hanno bisogno di essere sostenuti, non solo economicamente, per realizzare le loro attività culturali''. Quando VAI seleziona i progetti, guarda all'estrazione sociale dei ragazzi, al tipo di scuola che hanno frequentato, se è pubblica o privata, proprio perchè le fasce meno abbienti abbiano la possibilità di ricevere sostegno, proprio perchè quelle fasce hanno bisogno di VAI.

''Capita spesso che il vincitore di un bando, una volta ricevuto il denaro, si ritiri prima di concludere il progetto?''. ''E' molto raro, la percentuale di chi non termina il progetto e si trova costretto a restituire la quota del finanziamento, è bassissima. Questa è la dimostrazione che c'è un grande riconoscimento per un'iniziativa popolare''.

''Cos'è secondo te la parola continuità per questo programma?''. ''Abbiamo fatto una ricerca e abbiamo verificato che dal 2004 al 2009, dei gruppi che avevano vinto il finanziamento l'80% ancora oggi continua le proprie attività, con difficoltà, ma continua. Il 50% di questi giovani è attualmente impiegato nelle aree della cultura. Questa secondo me è l'idea di continuità in VAI... e la ragione del suo successo''.

 

Mi chiedevo quale fosse il significato di questo nome per un programma. Leggevo: Programma per la Valorizzazione di iniziative culturali – VAI. Eppure capivo che non era un acronimo. VAI è, proprio come in italiano, l'imperativo del verbo 'andare': VAI!! Incoraggiamento? O forse l'autorizzazione a sentirsi e ad essere liberi di creare?

 

http://www.programavai.blogspot.com.br/

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