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A capo

Communication

Imponderabile e soggettivo. Me verso San Paolo

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Michel

Lui è Michel. Mi ha fatto ridere quando ha detto 'spero che non sia troppo tardi per fare quello che non ho fatto finora'. Anche perchè ha solamente 19 anni.

Che bellezza di cuore rovesciato...


"Tutto cominciò con un'idea, che sarebbe poi diventata la trasformazione di storia di vita, molto più dei propositi che c'erano all'inizio. Fu un mio amico a portarmi in questo cammino che molti non avrebbero scelto per mancanza di acqua; ma io sapevo che avrei saziato la mia sete, poichè avevo la certezza che avrei incontrato un fiume in questo cammino.

Si sbagliano quelli che pensano che io mi riferisca alla vita di tutti i giorni, in cui andiamo e corriamo rischi; il cammino di cui parlo è il cammino nella vita delle scelte e dell'aiuto al prossimo. E chi pensa che la felicità non esista o sia momentanea, si sta di nuovo sbagliando: la felicità può durare un'eternità. Il segreto è che tu, amico mio, sia disposto a desiderare di aiutare le persone, non come se fosse un atto di carità, ma un dono, un amore. A volte parliamo di sacrificio, di qualcosa che provoca dolore il fatto di aiutare le persone; ma è solo perchè siamo degli egoisti, che pensano solo a se stessi, questa è la ragione dell'infelicità. Ci dovremmo svegliare e sradicare un pensiero del genere. Diamo una mano a chi ha bisogno di un aiuto, di una parola, dimostriamo alle persone che tutto il mondo ha il potenziale necessario, finiamola con la disuguaglianza.

La Plataforma dos centros urbanos fu la possibilità di uscire dalla mia indifferenza, mi mostrò un cammino unico, difficile e lungo, ma che sono comunque riuscito a intraprendere. Forse avrei preferito aprire le porte ad altri sogni, tuttavia avevo la priorità di fare questo. Conobbi e scoprii le persone, fui scoperto a mia volta e potenziato da un modo di stare con me che era molto dolce e speciale. Una grande soddisfazione sentii dentro di me. Grazie a tutto questo ho capito che dovevo diventare più responsabile nel donare me stesso e lasciarmi coinvolgere di più.

Conobbi e partecipai ad un modo ottimista di vedere le cose, e soprattutto capii che per molti non è poi così importante fare la propria parte: questo invece potrebbe essere il segreto per la felicità collettiva. Sento tanto amore per le cose che faccio. Mi rendo conto che l'amore non vive nella gelosia, lui supera tutto e spera, ci aiuta a sviluppare il rispetto per le altre persone e anche per le cose. I laboratori a cui ho partecipato mi hanno dato fiducia, mostrandomi un mondo diverso da quello che ero abituato a vedere in tv, potrei dire che fu un superamento di tante paure, compresa quella di parlare con altre persone di ciò che pensavo e anche di espormi, di relazionarmi agli altri giovani sulle realtà che condividiamo, compreso l'inquinamento nella comunità, o l'educazione inefficiente. Questo senza dubbio fu una grande sfida per me, ma anche una buona esperienza. Generalmente avevo spesso rapporti con persone più grandi che pensavano ai giovani in una maniera stereotipata, negativa, e questa visione è uno scudo che loro creano contro di noi per farci apparire come quelli che non si preoccupano di niente. E questa è una grande bugia, perchè sappiamo perfettamente essere responsabili delle cose, dei compiti e soprattutto delle nostre comunità.

A volte credo di essere intransigente su alcuni problemi, parlo anche di ciò che non si dovrebbe dire, ma che non posso tacere, perchè ho bisogno di parlare, di condividere con le persone quello che sta qui dentro di me. Questo mi aiuta a maturare, a rendermi partecipe. Oggi posso vedere la trasformazione dentro di me, posso vedere il Michael che avrei dovuto essere da molto tempo, spero che non sia troppo tardi per fare tutto quello che pensavo di fare quando ero un ragazzino. Ora devo solo ringraziare quelli che hanno creduto nel mio lavoro, quelli che mi hanno dato ciò che nemmeno io stesso sapevo di avere, il POTENZIALE. Questa parola cambiò la mia vita e mi portò a diventare un buon 'intenditore di persone'... mi aiutò a crescere.

Continuo a dire che la Plataforma dos centros Urbanos è mia madre, poichè mi educò, mi mostrò cosa dovessi seguire e come. Ma la mia riconoscenza non è solo per l'educazione che ho ricevuto; con tutto il cuore posso dire che può esserci trasformazione e che le cose possono essere cambiate, le cose a cui mai avrei pensato di poter partecipare, eventi in cui mai mi sarei potuto trovare. Ma con la pazienza di educomunicatori come Vania, Lira, Reder, Renata, tutta la famiglia Viracao mi aiutò a ribaltare la mia storia di vita, che non finisce certo qui: questo è solo l'inizio".

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